mercoledì 5 novembre 2008

Incontro (e futuro dibattito...) con i giovani del territorio


Cari amici,
stamattina ho partecipato ad un evento organizzato dall' Università di Camerino all'interno delle giornate di orientamento per laureandi e laureati.
L'occasione di incontare altri giovani, come sapete, è sempre molto gradita.
Ho tentato di trasmettere ai ragazzi presenti alcuni messaggi e suggestioni che in tanti nostri incontri abbiamo condiviso; in particolare ho puntato l'attenzione su elementi che spesso, non sempre, permettono di distinguersi ed essere apprezzati.
Le imprese sono alla ricerca di giovani:

- capaci di "sognare" e guardare avanti (vision)
- curiosi e ovviamente competenti
- intraprendenti e propositivi
- determinati e responsabili

questi elementi, ritengo, sono condizioni necessarie per guadagnare credibilità all'interno delle imprese e portare successivamente la rivoluzione continua che è INNOVAZIONE e CAMBIAMENTO.
Chi se non i giovani si possono fare promotori di certe istanze?
Chi se non i giovani devono continuare a sognare per progettare un mondo (impresa) migliore?

Ho chiesto quindi ai tantissimi ragazzi presenti di scriverci su questo blog per sapere cosa pensassero di quanto detto.
Avrei avuto tante altre cose da dire in quelle sede e tante potremo dirne in questa....

Ragazzi, attendiamo le vostre idee, pareri, considerazioni, semplici pensieri.
un saluto ed un gran in bocca a lupo a tutti voi!

Simone Mariani

16 commenti:

OiNoS ha detto...

...a quest'ora sono ancora a lavorare, quindi non pretendiate lunghe e circostanziate elucubrazioni! ma non potevo esimermi dallo scrivere due righe per salutare un secondo inizio per il blog! ciao!

Simone ha detto...

Cari studenti,
poichè i docenti interverranno al dibattito, datevi da fare...

Simone ha detto...

Buongiorno a tutti,
ieri pomeriggio ad Ancona abbiamo partecipato ai lavori del III Forum dei Giovani Imprenditori dell'Interregionale del Centro.

Franco, Luca, Marina possono confermare quanto sia stato stimolante ascoltare certe testimonianze. Vorrei soffermarmi sull'intervento del prof.Zamagni che è riuscito a trasmettere a tutti i giovani presenti, entusiasmo, passione per il lavoro e voglia di "provarci".

Difficilmente si sarebbe potuto meglio sintetizzare il concetto di Responsabilità sociale di impresa (RSI o CSR).
E' indispensabile porre la persona al centro dell'impresa, persona in quanto tale e non in quanto individuo (o risorsa umana..).
Dobbiamo uscire dalle mappe cognitive dello scientific management per aprire le porte allo "humanistic management".
Mi piacerebbe molto aprire un dibattito acceso su questo tema, perchè nell'implementare certi modelli ci vuole visione e coraggio e si incontrano tantissimi ostacoli (molti potrebbero obiettare che con la crisi che c'è, sono discussioni fuori luogo...ma non è così).

Come alcuni di voi sanno, sono stato invitato a portare la testimonianza dei Giovani imprenditori dai giovani dell'UDC di AP.
Mi auguro che con loro, come con altri gruppi giovanili che vorremmo coinvolgere, si possa aprire un confronto costruttivo su temi di interesse per il nostro futuro.

I ragazzi dell'università UNICAM di AP, al momento non hanno mostrato interesse alcuno; mi dispiace.

un saluto a tutti
Simone

FrancoBucciarelli ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
OiNoS ha detto...

Viviamo in un paese nel quale ogni cosa ormai si muove nella direzione del "Bene Privato" e dell'egoismo. Politica, Sindacati, Aziende pubbliche e private vivono, e prosperano, nel nostro Paese basando la loro "mission" sul lucro di pochi. Lo so, il solito intervento da "comunista"... Ma purtroppo a guardarsi intorno grossi esempi di limpidezza morale proprio non se ne vedono!
Purtroppo, come spesso (direi sempre fin'ora) mi capita, ero in giro per l'Italia durante la conferenza, quindi non mi dilungo oltre col mio contributo dato che non mi sembra corretto parlare senza essere stati presenti. Spero che, come per Franco, tanti altri abbiano colto spunti per un'idea di Azienda più "Etica" e meno "Egoista".

Unknown ha detto...

Sono assolutamente contrario all'humanistic management!
Per favore non scherziamo, le imprese devono generare valore, senza quest'obbiettivo l'esistenza stessa dell'impresa non ha senso.
Guardate come la mancaza di formazione manageriale ha risodotto il tessuto economico ed industriale del nostro paese: qualcosa di osceno!
State confondendo le asociazioni no-profit con il concetto di Azienda sono due cose diverse con relativi obbiettivi aziendali.
Sarebbe già molto se si riuscisse a portare un po' di competenze nelle imprese italiane governate da Yesman che di business ne capiscono veramente poco.

Unknown ha detto...

Inoltre, mi sento totalmente di confutare questa citazione

"Le imprese sono alla ricerca di giovani:

- capaci di "sognare" e guardare avanti (vision)
- curiosi e ovviamente competenti
- intraprendenti e propositivi
- determinati e responsabili"

Sono capacità sprecate in quanto sono veramente poco le imprese meritocratiche Italiane e non assumo chiunque....
1) La maggior parte delle imprese non sa neanche cos'è la "Vision"
2)che ci fanno con le persone competenti? Anche se capissero che ne hanno bisogno non sanno fare recruiting
3)L'intraprendenza può essere richiesta ma si passerebbe in un secondo per dei boriosi
4)La parola responsabilità non c'è più nel dizionario italiano dagli anni '80.

Marco Antognozzi ha detto...

Prima di tutto un caro saluto a Simone e Franco.

Mi trovo a non essere d'accordo con gli ultimi post, scoraggiati e sfiduciati.
Il problema delle scarse competenze si risolve con la selezione naturale che in questi ultimi tempi si chiama crisi, estremo banco di prova della solidità nella gestione. Poter soltanto pensare ad un tessuto imprenditoriale totalmente impreparato è pura follia in un regime di economia di mercato.

Il trauma che la mia generazione (sono un 21enne) sta vivendo è il brusco risveglio dagli anni aurei dei nostri padri, il boom e la ricchezza per la nostra nazione. Trovo incunfutabile che oggi come non mai ci si trovi innanzi ad una crisi sistemica, superabile con l'innovazione e la qualità se si punta alla mera sopravvivenza, con un virata metodologica se si vuole consegnare alle future generazioni un domani migliore. Credo che Zamagni possa aiutare in questo senso. Ripristinare il valore sociale dell'impresa è la sfida dell'immediato post-crisi.

La rassegnazione non può essere dei giovani, lo sconforto non può partire da noi.
"La giovinezza sta nel provare ogni giorno le proprie idee e passioni contro la realtà, per vedere se tagliano." (Ugo Ojetti) Dare del malato al sistema Italia può essere corretto, ma non può essere la scusa per trincerarci dietro un rassegnato silenzio.

Un saluto a tutti,
Marco

Unknown ha detto...

Quello che dici è vero, ma gli ostacoli sono nella natura del sistema, che ricorda la società feudale dove la politica serve per difendere le rendite di posizione ostacolando di fatto le possibilità di fare impresa ai giovani!

Simone ha detto...

ho lasciato passare del tempo dal primo post di Alessandro, da un lato x impegni personali, dall'altro perchè volevo riflettere a freddo sulle sue considerazioni.
l'intervento di Marco mi stimola oggi ad intervenire.

- "Sono assolutamente contrario all'humanistic management!"A.P.
Forse c'è un fraintendimento di fondo sul significato di mngmt umanistico.
leggendo le frasi successive mi convinco che tu abbia preso un granchio...

- "Per favore non scherziamo, le imprese devono generare valore, senza quest'obbiettivo l'esistenza stessa dell'impresa non ha senso. Guardate come la mancaza di formazione manageriale ha ridotto il tessuto economico ed industriale del nostro paese: qualcosa di osceno! State confondendo le asociazioni no-profit con il concetto di Azienda sono due cose diverse con relativi obbiettivi aziendali" A.P.
E' ovvio e giusto che la priorità di ogni azienda sia la creazione di valore, cosa in sè già molto diversa dalla generazione di profitto in senso stretto. Tale condizione però è condizione necessaria ma non sufficiente a garantire un sviluppo durevole dell'impresa.
Dov'è dunque il contrasto con una visione + umanistica dell'impresa??
La mancanza di competenze non si combatte con la formazione scolastica prima e professionale poi??
Investire sul capitale umano vuol dire scambiare l'impresa per un'associazione di volontariato o vuol dire essere imprenditori capaci di guardare avanti (con una vision) e dunque in grado di ripensare costantemente i confini e le forme del proprio business??
L'era fordista dell'economia è superata da tempo e l'economia della conoscenza da un decennio sta affermando i suoi principi.
Responsabilità sociale d'impresa (CSR) non vuol dire fare filantropia o essere dei benefattori, vuol dire investire su capitale umano, ambiente di lavoro, riduzione delle emissioni e di ogni forma di spreco, sulla sicurezza, sui meccanismi di crescita professionale dei collaboratori etc. con una finalità ben precisa: creare un'azienda solida (meno rischiosa), dove le persone hanno il piacere e l'orgoglio di lavorare.

Non è facile ed in tempi di crisi economica lo è ancor meno, ma se non ci poniamo obiettivi sfidanti ed ambiziosi è difficile raggiungerne anche di modesti.

ringrazio Antonio per la schiettezza con cui ha epresso le sue idee e spero si possa aprire un ulteriore scambio di opinioni su questi temi.

Buon lavoro e a presto

Simone ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

Vedi la generazione di valore da parte di un impresa deve seguire le direttive dell'azionariato che è il proprietario dell'impresa.
Per garantire lo sviluppo durevole dell'impresa serve una forte governance con le idee chiare su mission e vision e capace di rimuovere i management qualora non siano adeguati a raggiungere obbiettivi di breve e lungo termine.
Io sono il primo a dire che investire sulle risorse umane è una cosa giusta, ma il problema è che mancano dei sistemi di valori per cui è possibile far fruttare il capitale umano con un gonseguente livellamento delle performance individuali verso il basso.
Come fai a rivedere il business se i dirigenti padronali non vedono oltre il loro orto e accettano di fare investimenti solo a ritorno certo (e quindi non li fanno) perdendo di competitività giorno dopo giorno su tutti i mercati.
Gli imprenditori sono troppo impegnati a difendere le proprie posizioni di rendita protette per poter vedere nuove vie di sviluppo.
L'era fordista ed economia della conoscenza non sono affatto in contrapposizione anzi direi sono piuttosto complementari. Poi in Italia l'economia della conoscenza devono capire ancora cosa sia.
Guarda che i principi del CSR non sempre sono lungimiranti, vieta di investire in partecipazioni in aziende sane ed all'avanguardia di settori "sporchi" ma invita a comprare obligazioni Lehman Brothers. Qualcosa non funziona in questo principio!
Questa Crisi deve servire per far pulizia nel mercato, far fallire le aziende inefficienti ed incapaci per far posto a chi è veramente capace.

Simone ha detto...

Scusa, ma gli azionisti delle aziende siamo noi, ecco perchè parlo di Responsabilità.
Oggi è nostro il dovere di dare risposte chiare, di prendere decisioni impegnative, di avere il coraggio di osare, mettendo però il nostro impegno totale ed in prima persona per sostenere le idee che proponiamo.
Personalmente credo che: "la Vision senza implementazione è Sogno!"

ad ogni modo non mi risulta che i promotori della CSR abbiamo sostenuto azioni ed obbligazioni Lehman...
semmai quelle dei fondi etici, che infatti nell'ultimo anno hanno overperformato.

Ciao
Simon

Unknown ha detto...

Alcuni fondi pensioni si sono lamentati per i limiti del CSR perchè potevano acquistare obligazioni ed azioni Lehman ma non finmeccanica....

Anonimo ha detto...

carissimo presidente,
il co-founder di google non si pronuncia "sergièi braian" ma "sérghèi brin". vabbè che l'ha detto su una tv locale sconosciuta, però se era sul Tg1 che figura ci facevano i giovani imprenditori piceni? scherzo...buon lavoro a tutti siete forti

Simone ha detto...

contento di essere corretto da chi ne sa più di me!
grazie per la info..
a presto
Simone